MARCO BENFANTE RACCONTA A CIRCONOMIA 2021 IL PERCORSO DI RELIFE E LA VISIONE DEL GRUPPO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE
Per il secondo anno consecutivo ReLife Group è tra i sostenitori di Circonomia 2021.
Economia “circolare” significa produrre beni e servizi reintegrando negli ecosistemi (biodegradabilità) o rivalorizzando economicamente (riutilizzo, riciclo, recupero) i materiali che residuano dal processo produttivo: materiali che invece nell’economia “lineare” diventano rifiuti.
Ma l’economia circolare è molto di più che azzerare o comunque minimizzare la produzione di rifiuti: è la metafora più appropriata ed eloquente di una visione dell’economia radicalmente rinnovata, che supera il conflitto tradizionale tra interesse economico e interesse ambientale e la stessa logica di un’economia a ridotto impatto ambientale.
Nella dimensione circolare economia e ambiente non sono più né termini tra loro incompatibili e nemmeno interessi da comporre sulla base di reciproche rinunce. Sono piuttosto, o meglio possono diventare, due declinazioni complementari di una più larga e per l’appunto “circolare” nozione di benessere.
Questo nuovo paradigma economico e insieme ecologico è il filo conduttore di CIRCONOMÌA 2021, il Festival dell’economia circolare e delle energie dei territori che si tiene in Piemonte dal 2016.
Dott. Benfante, quali vantaggi ha portato alla vostra attività, l’adozione di un modello circolare dell’economia?
La capacità di pensare in modo più aperto, responsabile e pragmatico. La nostra crescita è la diretta conseguenza di questa “rivoluzione” culturale. Noi non siamo una multiutility, ma piccoli imprenditori che hanno ceduto una parte della propria “sovranità” locale per creare un progetto di più ampio respiro, in termini operativi, ma soprattutto di visione: superare una logica di mero riciclo con il rifiuto al principio del processo produttivo.
Economia circolare, per noi, è diventato un modo di pensare, di vivere, di fare impresa coerente ed organico.
Non si tratta solo di recuperare il rifiuto e trasformarlo, per evitarne il conferimento in discarica. Si tratta, piuttosto, di andare oltre il concetto di rifiuto e di vedervi una risorsa, uno strumento per creare valore per le nostre aziende, per i nostri clienti e per l’ambiente.
Oggi ReLife Group opera sul mercato con un modello di sviluppo unico nel panorama nazionale ed europeo. ReLife Group, infatti, offre ai propri clienti servizi di raccolta e recupero dei rifiuti e li trasforma, nelle sue unità produttive, in materiali cartacei e combustibile solido (CSS) che vengono a loro volta forniti agli stessi clienti oppure venduti a clienti terzi, destinati, con il tempo, a entrare nel sistema ReLife.
Rispetto al vostro posizionamento attuale, che modelli pensate di attuare per raggiungere un migliore livello di circolarità?
Nel nostro modello di sviluppo il concetto chiave è lavorare insieme. Il cliente è al centro del sistema. Da fornitore di scarti di produzione recuperabili diventa, al completamento del ciclo di raccolta e trasformazione di cui ci occupiamo, il destinatario di prodotti ecosostenibili. In questo modo riusciamo a guadagnarci tutti. Le imprese, l’ambiente, il territorio, i cittadini.
Più questa filosofia si allarga e si radica, più la circolarità diventa il principio e il fine delle attività produttive, più saranno evidenti i vantaggi per i soggetti coinvolti. Ma visto che l’economia circolare è per sua natura inclusiva, è evidente che i vantaggi saranno per tutti.
Non c’è, quindi, un modello da attuare per raggiungere un maggiore livello di circolarità. Bisogna solo essere coerenti con esso e allargare lo spettro delle aziende coinvolte. Da questo punto di vista, sarà fondamentale il ruolo dei governi e della loro capacità di spingere in questa direzione.