IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE LA DOMANDA CAUTELARE DI REFUEL E SOSPENDE LA SENTENZA DEL TAR PIEMONTE
La Società accoglie con soddisfazione la pronuncia, pur constatando, con rammarico, che, nel frattempo, 10 milioni di kg smaltiti in discarica non hanno beneficiato delle operazioni di recupero e trasformazione in combustibile solido secondario a favore del recupero energetico nazionale.
Con ordinanza depositata in data 11 luglio, il Consiglio di Stato, dopo attenta disamina degli atti, ha accolto la domanda cautelare di ReFuel e ha sospeso gli effetti della sentenza del Tar Piemonte n. 486/2022, consentendo all’impianto di riavviare a pieno regime l’attività di recupero di rifiuti.
È stato riconosciuto dal Consiglio di Stato il pregiudizio subito dalla ReFuel e dal sistema di simbiosi industriale ed economia circolare del gruppo ReLife causato dallo stop al recupero del rifiuto con CER 191212.
I giudici hanno ritenuto, accogliendo la ricostruzione di ReFuel difesa in giudizio dallo Studio Legale Ambientalex, che i dettagliati presidi di tutela ambientale previsti dall’autorizzazione provinciale, rigorosamente e puntualmente rispettati dall’impianto, siano idonei a scongiurare i rischi di inquinamento paventati dai Comuni e comitati che, peraltro, già lo stesso TAR Piemonte aveva riconosciuto insussistenti. Il Consiglio di Stato, a garanzia di tutti i soggetti interessati, ha ricordato come spettino alle autorità competenti i controlli sull’osservanza dei prescritti standard ambientali, controlli che finora hanno sempre dato esiti positivi e confortanti per tutte le tipologie di emissioni coinvolte.
ReFuel, persuasa di aver sempre operato nel massimo rispetto delle prescrizioni concernenti il rifiuto classificato con CER 191212 – che ne garantiscono l’esclusiva matrice secca (e, dunque, l’assenza di frazione organica putrescibile) e la provenienza da filiere controllate, peraltro soggette a verifiche interne ancora più stringenti rispetto alle già rigorose prescrizioni imposte dalla Provincia di Alessandria – può ora riavviare le attività che rischiavano di arrestarsi definitivamente.
Il pronunciamento giunge dopo circa otto settimane di incertezza causate dalla precedente sentenza del TAR Piemonte cui, a inizio giugno, era seguita la sospensione del ritiro di circa 10 milioni di kg di CER 191212. Purtroppo, per tale ragione, il Gruppo ReLife si era trovato costretto a smaltire in discarica tale ingente quantità di rifiuto, senza poterla avviare al più virtuoso recupero energetico, tramite ReFuel, presso i cementifici italiani ed esteri. Spiace sottolineare che, sia pure per il breve periodo di efficacia della sentenza di primo grado, il Paese ha marciato in una direzione diametralmente opposta a quella prescritta dalle linee guida che la UE impone da anni agli Stati membri, aggravando la sua dipendenza dai combustibili fossili in un momento particolarmente critico a causa della ben nota emergenza.
In questo breve periodo, il danno economico per l’azienda di Silvano d’Orba è stato superiore a 4,5 milioni di euro e, nonostante le forti difficoltà e i notevoli investimenti sull’impianto per garantire il massimo di controlli, ReFuel ha puntualmente assolto tutti i propri impegni con dipendenti (15 attuali oltre ai 50 che operano nell’indotto della logistica, manutenzioni e trattamenti), fornitori e stakeholders.
Parafrasando lo slogan di Legambiente “Rifiuti zero, impianti mille”, il Gruppo ReLife da tempo ha impostato tutta la propria strategia aziendale per garantire il riciclo delle 800 mila tonnellate di rifiuti. Grazie a selezione e trasformazione, tali rifiuti diventano ora materia prima seconda per l’industria di carta, plastica, metalli, legno e vetro avviati alle relative filiere.
Con l’impianto ReFuel, il gruppo ReLife ha inteso perseguire con determinazione la riduzione al minimo delle discariche e favorire lo sviluppo del recupero energetico che, mai come in questo delicato frangente internazionale, diventa fattore di sviluppo e mantenimento della capacità produttiva nazionale. ReLife e ReFuel sono fiduciosi che la pronuncia potrà ora dissipare le preoccupazioni manifestate dal territorio in merito a rischi ambientali che, ad oggi, oltre ad essere ampiamente e costantemente monitorati, sono comunque risultati del tutto insussistenti.